C'era una volta, tanto tempo fa, un falegname di nome Grappetto, che passava le sue giornate a bere litri e litri di grappa che lui stesso distillava da qualsiasi sostanza organica, finché un giorno....
C'era una volta, tanto tempo fa, un povero falegname di nome Grappetto che passava le sue giornate a bere litri e litri di grappa che lui stesso distillava da qualsiasi sostanza organica.
Un giorno, mentre scendeva le scale che conducevano alla sua cantina, inciampò nella donnola che aveva posto a guardia del suo prezioso alambicco e atterrò con una gran culata su una vecchia botte che, al contatto con le anziane e callose natiche del falegname, andò in mille pezzi.
"Porcu dinciu!" esclamò il dolce vecchino, guardando sconsolato i resti della botte.
"Ma vecchio rincoglionito!" esclamò improvvisamente la botte.
Forse quel giorno Grappetto aveva esagerato con l'acq*avite.
D'un tratto, però, si ricordò di una profezia che aveva letto tanto tempo addietro sulla porta del cesso di un Autobrill: "Colui che sfonderà una botte col culo, sarà il prescelto che ne ricaverà un magico burattino. Trentenne voglioso cerca qualcuno che gli depili le chiappe. Astenersi perditempo. 347 69906990 Chiedere di MAD".
Grappetto corse quindi a prendere i suoi attrezzi e in un batter d'occhio fabbricò un bellissimo burattino con il fisico a bottiglia, la testa a grolla e il culo a fiasco.
"Ti chiamerò Pinotchio, perché la botte da cui proviene il tuo legno era piena di buon Pinot, cribbiu!"
"Bel nome di merda", rispose il grollocefalo.
"Cominciamo bene!", pensò il falegname.
Col passare del tempo Grappetto si accorse che quel magico burattino era un po' un figlio di puttana, giacché gli rubava sempre la grappa nel tentativo di scolarsela.
Però era anche un pirla testa di legno, poiché, non avendo esofago, stomaco e fegato, la grappa se la versava semplicemente nella grolla facendola poi traboccare e finire tutta al suolo.
Grappetto, ormai stanco, esasperato e con la lingua felpata a furia di leccare il pavimento, decise quindi di cacciare bellamente di casa quell'ignobile essere fiasconatico. Pinotchio si sentiva triste e disperato, e più era triste e più voleva bere, e più pensava che voleva bere, più diventava triste e disperato e questa cosa gli causava un notevole mal di grolla.
Si trovava lì, sul ciglio di una strada a intristirsi e disperarsi, quando improvvisamente sentì un frinire di rutti proveniente da Tergo (CN).
Era il Grignolino parlante.
"Oibò! Una bottiglia che parla? Che roba assurda!" disse Pinotchio.
"E ci vedo anche! Anche se in questo momento preferirei non vederti perché fai veramente schifo!"
"Sento che tu puzzi d'alcool e di bestemmie e mi ricordi il mio papà Grappetto. Dammi qualche insegnamento."
"Tu sei sprecato qui su questa strada! Il mondo è pieno di possibilità per una bottiglia ambulante con una grolla in testa e un fiasco in culo! Vai dal burattinaio Buttafuoco, che gli si è rotto il boiler e sicuramente avrà bisogno di te. Egli saprà valorizzarti come meriti".
Pinotchio si fece prendere dal facile entusiasmo e si lanciò a rotta di collo (della bottiglia) dal burattinaio.
Ivi giunto implorò il bieco Buttafuoco di dare un senso alla propria esistenza.
"Capiti a fagiuolo, figliuolo. Devo giusto sciacq*armi le palle e l'acq*a del bidet è fredda".
Prima ancora che Pinotchio potesse dire burp, Buttafuoco lo buttò sul fuoco (ah ah ah ah... Ah. Minchia che ridere! N.d.MAD).
Fu in quel mentre che, a sirene spiegate, arrivò la Fata Tuborghina, che oltre a essere fata era anche vicebrigadiere della forestale. La dolce e tenera fatina spense subito il burattino pisciando copiosamente sulle fiamme e sollevando anche qualche sospetto sulla propria femminilità. Gli strali dell'inverno fecero il resto e punirono così il malvagio Buttafuoco: una folata di vento gelido della Siberia si abbattè sul bidet gelando l'acq*a (non più riscaldata), che imprigionò all'istante lo scroto del burattinaio.
"Grazie fatina per avermi salvato!"
La fatina guardò l'essere che aveva salvato e provò immediatamente un conato di ribrezzo.
"Aiutami, fatina! Voglio tazzare, brindare e sboccare come mio papà Grappetto!"
"Va bbene. Pur de levatte dalla mia vista farei quarsiasi cosa... Alcolici e grappini nun fan cresce li bambini ma fan felisci li burattini!"
Non appena Tuborghina ebbe pronunziato le parole magiche, Pinotchio sentì un vuoto dentro... E sentì subito anche il desiderio di riempirlo.
La fatina gli aveva donato esofago, stomaco e fegato.
"E mo', se trovi er genio da'a lampada de Alavino fatte regalà pure er cazzo, così te poi svotà!"
N.B: in questa storia Pinotchio non ha incontrato il gatto e la volpe perché, attraversando la Salerno-Reggio Calabria, sono stati investiti da un TIR e successivamente raccolti e distillati da Grappetto.
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