In questo splendido reportaggio il nostro freelance Hic Nick si lancia in un'entusiasmante descrizione della famosa rassegna enologica milanese. Da leggere assolutamente.
"Cento Vini" a Milano (Side A)
Forse non tutti sapranno che a Milano, presso l'Hotel Principe di Savoia, nei giorni 6 e 7 di ottobre, si è svolta la manifestazione indetta da un importante distributrice di vini, liquori e distillati. Voglio pertanto portarvi a conoscenza dell'evento a cui ho partecipato. Presenti, in degustazione, molte delle più importanti case vinicole internazionali ed Italiane. Ho avuto il piacere di potervi accedere in virtù dell'attività di collaborazione col ristorante di Marco. Per me, appassionato di enologia e distillati con poche conoscenze e ancor meno esperienza, è stata un'occasione unica di potermi confrontare con etichette di grande levatura e prestigio. Non poca quindi è stata l'emozione nell'assaggio del noto Sassicaia della Tenuta San Guido; come non poca la difficoltà nell'esprimere un giudizio su di un ottimo Gewurztraminer Louis Guntrum (Germania) di cui mi veniva chiesta opinione.
Il lussuoso salone dell'Hotel, affollato di esperti calice muniti ed itenti all'assaggio, offriva un meraviglioso colpo d'occhio. La panoramica iniziava con i vini francesi del Bordeaux (Margaux, Medoc, Puillac, Pomerol ecc...) per proseguire con quelli delle regioni Alsaziane, la valle de Loire, les cotes du Rhone, la Bourgogne ed in fine allo Chablis. Per ciascun produttore sono state proposte una o più bottiglie, con particolare presenza dell'annata 2001. Notevole pure la sezione di distillati e dei liquori. Grandi Armagnac, Acq*eviti, Cognac e Whisky di diversa provenienza e fattura occupavano un'intera ala della grande sala. La selezione della produzione enologica italiana, nell'impossibilita' di poter esser esaustiva a causa delle grandi dimensioni e della molteplicità del prodotto, ha comunque avuto uno spazio di rilievo. Basti citare Sassicaia, Amarone, Brunello di Montalcino, Barolo, per dar idea di ciò che era possibile gustare, e credo che questo piccolo elenco appena citato faccia un torto ai grandi vini non menzionati, eppur presenti, provenienti da tutte le regioni della penisola. Personalmente ho trovato eccellente il Sardo Barrua 2002 IGT, ancora in affinamento, che l'azienda Agripunica ha offerto in assaggio. Tra gli stranieri, Rothschild a parte, ho trovato meravigliosi il Margaux, Chateau Brane Cantenac ed il Merlot Private reserve Californiano di Beringer. Nei distillati un grande Cognac Pineau Charentais mi ha colpito per il calore e la grande complessità di aromi. Ovviamente il parere è molto personale e, sebbene sia grande la passione che nutro nei confronti di questo genere d'arte, non lo è altrettanto la competenza. Posso comunque affermare che "100 vini Milano" è stata una manifestazione ben organizzata e di grande risultato.
"Cento Vini" a Milano (Side B)
Come Pinocchio nel giungere nei paese dei balocchi, io, in compagnia del mio fidato amico Lucignolo ben piu' esperto del sottoscritto, mi apprestavo alla grande impresa; al mio canto del cigno (a tutt'oggi) in tema di vino.
Ovviamente di vino non ne capisco un cavolo. Il giudizio passa, attraverso uno svariato e molteplice vocabolario di monosillabi tipo ehhhhh, ohhhh, ahhhh, ai più significativi Hmmmfff, Mbehhhh, Mahhh, per culminare con "Mi piace" o "fa cagare".
Ebbene, con questo bagaglio culturale ero lì, in mezzo alla sala di esperti che manco alla "macchina del tempo" di Cecchi Paone si sarebbero abbassati a partecipare, con tanto di bicchiere pieno. Ora, Per prima cosa decidevo di osservare per non fare figure. "Azz..", roteavano i bicchieri con nonchalance, con grazia, con tocco magico... Nulla di più facile. Eppure non mi veniva. Decidevo quindi di riempire il bicchiere sino all'orlo con la geniale intuizione: non si puo' ruotare un bicchiere pieno sino all'orlo! Già, se non si poteva ruotare... o roteare... si poteva certo bere, così, mentre i presenti andavano a dosi di pochi centilitri, io viaggiavo a quartini. Dopo i primi dieci tavoli di corposi vini francesi, ormai non sentivo nemmeno più il gusto, così decidevo di diminuire la dose per poter completare il tour.
Allo stand 13 il miracolo. Vedevo nitidamente il contenuto rosso intenso roteare perfettamente. No, non avevo imparato. Solamente stavo ondeggiando paurosamente... ed il vino con me. Dallo stand 20 in avanti il mio peregrinare era una sorta di gioco nascondino/croesamunton (cavallina a muro). Infatti procedevo aggrappandomi saldamente a pilastri e colonne, sino al momento in cui, con un grosso tonfo facevo cadere un vaso, probabilmente Ming terza dinastia, scambiandolo per un pilone.
Nel panico la regola: ascoltare gli amici. Così dice almeno il credo comune. Tant'è che davo retta al consiglio di mangiare i grissini, messi appositamente per spezzare il gusto tra un assaggio e l'altro. La controprova sull'efficacia, o meglio, inefficacia, del metodo l'avevo al secondo vaso Ming rotto, questo credo fosse della prima dinastia a giudicare dalla faccia del Maitre che sovintendeva le operazioni e coordinava gli Stands. Così laciavo al mio amico "Lucignolo" il piacere di bere a bocca piena ed ingoiare pastoni vinificati.
Eccomi infine giungere al Tavolo del mitico... del mitico... Boh.. chi si ricordava più. A quel punto avevo rinunciato ad aprir bocca, limitandomi a far cenno col bicchiere vuoto affinchè mi fosse riempito. Due semplici colpetti e subito il solerte sommelier compiva il suo dovere. Mentre attendevo: "Ma come...", un nettare cosi' pregiato e un signore distinto, con tanto di spilletta oro del peso di non meno di 500 grammi, lo stava sputando in una ciotola ... e dopo di lui un altro, ed un altro ancora. Non potevo resistere. Turbato da questo enorme scempio mi voltavo verso il centro della sala e, quale visione: preso dal dovere della degustazione, mi ero scordato di osservare le splendide signorine che, elegantemente, degustavano anch'esse. Mi ero infatti sempre figurato il sommlier come un uomo di media statura, dall'aspetto colto e dai modi composti, ed invece, stavo acorgendomi che molte erano le donne che si occupavano di vino e per giunta molte di esse erano veramente splendide e giovani fanciulle. Il nuovo interesse mi faceva dimenticare per un attimo il mio compito enologico. Così, sagacemente, mi apprestavo ad un gruppetto di dame intente alla degustazione. Ovviamente non mi sarei mai sognato di aprir boca, ma certamente tentavo di attirar la loro attenzione lanciando sguardi carichi di interesse. Pochi istanti dopo ero rimasto solo con una bellissima ragazza. Ci fissavamo in silenzio, dicendoci tutto con gli occhi. Ci trovavamo in un angolo semiapparteto della sala, proprio accanto agli stand dei distillati. Così, tra uno sguardo e l'altro, a pochi centimetri di distanza, ogni tanto facevo ricolmare il bicchiere da un goccio di Cognac dal tavolo lì accanto. Ciò che mi turbava in quella ragazza non era certo l'affascinante sguardo d'altri tempi, né tantomeno la sua pelle che, forse, per effetto della luce soffusa delle lampade del salone, mi appariva candida, quasi bianca. A turbarmi era il fatto che con innocenza inconsueta in un ambiente del genere, aveva uno splendido seno nudo in mostra. Ma sinceramente la cosa non mi sembarva poi così grave, anzi probabilmente ero io ad essere poco moderno.
Dopo il quarto Cognac decidevo che non poteva esser casuale quell'intesa tanto intensa. Fattomi versare un goccio di Whisky molto ma molto vecchio, che ingollavo, come si suol dire "al vetro" per farmi coraggio, decidevo di tentare l'approccio. Ovviamente il mio piano era semplice. Scartata l'ipotesi di approccio verbale, per ovvie ragioni dislessiche legate all'alcol, avrei agito molto semplicemente accostadomi a lei e mettendole un braccio al collo. Mi aspettavo una reazione, ma questa nulla, sembrava accettare le mie avances. Mi sembrava però un po fredda, forse timida. Un bacio, ecco cosa ci voleva, un bel bacio. Senza badare all'ambiente avvicinavo la mia bocca alla sua. Non è che io sia molto alto, così le "operazioni" sarebbero certo state più agevoli se questa fosse scesa dal gradino su cui era stata per tanto tempo, almeno per un istante, almeno per il bacio. La stringevo a me, la tenevo sollevata, persi entrambi da qel lungo bacio.
Il sogno veniva però interrotto bruscamente dal Maitre (come detto, supervisore della manifestazione) il quale mi strattonava violentemente da tergo. "Dio mio, Preso dall'ardore mi sono completamente scordato del luogo affollato i cui ci troviamo!" Era stato il mio pensiero. Decidevo così di mollare la mia bella, che, con un botto sordo, cadeva sul pavimento rompendosi in mille pezzi... "Ohmisignur!", pensavo, mentre il Maitre con violenza inaudita, trascinatomi su per le scale, mi gettava in mezzo alla strada urlandomi "Va bene i due vasi Ming della prima e della terza dinastia, ma la statua in porcellana copia della Venere del Botticelli è troppo. Vattene Ubbriacone!!!"
Con la coda tra le gambe, salivo sul primo taxi e mi facevo riportare alla stazione Centrale con la speranza di indovinare per lo meno il giusto binario. Chissa' Lucignolo..."
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