(l'occasione fa l'uomo ciucco)
In un mondo in cui la fedeltà è una merce sempre più rara, il nostro CampariColBianco riesce a trovare una sicurezza che non tradisce mai.
La fedeltà pare essere un desaparecido dei nostri tempi. Non siamo più fedeli nell’ambiente coniugale e i divorzi sono in continuo aumento, non esiste più la fedeltà al posto di lavoro e precariato è una parola sempre più di moda. L’uomo per non essere travolto in un universo di angoscia cerca delle certezze a cui aggrapparsi. Nella mia personale ricerca di appigli sicuri penso di aver trovato una realtà che accomuna tanti, anche se forse non mi riguarda direttamente. L’alcool può sicuramente rappresentare un grande elemento di continuità che accompagna l’uomo nel viaggio tra gli estremi della sua vita. Non pensate subito alla dipendenza patologica da questa mirabile sostanza, voglio solamente parlare di un accompagnamento sano con i giusti momenti di esagerazione.
Molti di voi forse non lo sanno, ma quasi sicuramente il vostro concepimento e quindi la fortuna di essere venuti al mondo deve grossi ringraziamenti alla nobile sostanza etilica. E’ facile infatti in presenza anche di basse percentuali di alcool nel sangue, lasciarsi andare ad incontrollati approcci sociali che spesso possono sfociare in un atto amoroso poco controllato e quindi all’inseminazione della parte femminile della coppia. E in questo modo venite al mondo proprio grazie ad un bottiglione di rosso e ad un paio di grappini.
Nell’infanzia possiamo rintracciare quelli che saranno i cromosomi di un perfetto uomo amante dei prodotti etilici. Infatti, spesso in questo fase di estrema giovinezza si viene iniziati a pratiche che verranno consolidate nell’adolescenza: il ciuccio nella grappa, il ditino nella crema al whisky, i primi sorsi di moscato dolce.
Ho citato l’adolescenza, proprio qui è facile incontrare le prime ciocche. I fiori dell’ubriacone medio incominciano a sbocciare: la festa della scuola, i brutti voti da affogare in mastelli di birre medie, le sbronze da delusioni amorose, per colpa della biondinafigachenonmeladà.
Si cresce e gli anni dell’università passano impalpabilmente, schiacciati dal peso delle mezze e dei cuba libre e in men che non si dica si arriva al matrimonio che, a prescindere dalla durata, viene sancito e ratificato dal rito alcolico del pranzo, o cena, di nozze.
Arrivando ad essere degli uomini maturi solitamente si cresce di pari passo anche nei vizi: non ci basta più la mezza o il tavernello, ma ci gettiamo su vini dai nomi improbabili e dai prezzi impossibili, magari millantando eventuali competenze da “someliè de noantri”. Ma questa sarà solo una parentesi, poichè il Neanderthal che è in noi riprende presto in mano la situazione, trasformandoci in uomini di mezza età che bramano solamente la ritmica e cadenzata bottiglia di bianco che puntuale arriva ad ogni mano di scopone al circolo.
Come vedete lo sport della bottiglia ci può accompagnare fedelmente per tutta la nostra vita… Ha solo un grosso difetto: se gli diamo troppa fiducia l’alcool si fa prendere la mano e accelera i tempi, trascinandoci velocemente e brutalmente in un minilocale che sembra uno chalet, visto che è fatto di legno, ma che stranamente sta un paio di metri sottoterra.
Scritto da Anonimo Beone il 26 Gennaio 2008, 18:04
cazzo se sn vere le ultime righe!!!!!!!! nn sn alkolizzato (anke se nn passo sabato o ven, da astemio), ma kapisko ksa si intende pr "chalet d legno"
Scritto da Anonimo Beone il 6 Marzo 2008, 23:50
Bisogna saper bere!
UNIONEBEVITORIFRUSINATI