Per una missione di tazzeggio come questa i nostri inviati si sono fatti scortare da un vero duro: il nostro freelance Hic Nick. Questa è la sua versione dei fatti.
Il caldo soffocante di un'estate precoce rosolava l'asfalto davanti al piccolo studio giornalistico. Dalle veneziane modello Chicago filtrava un sole infido e l'aria, nella piccola sala era umida e pesante. Mollemente adagiato sulla poltrona in similpelle, sentivo rivoli di sudore scorrere sulla schiena. Fortunatamente indossavo il mio gessato. Un duro, il suo gessato non lo molla mai, nemmeno quando le chiazze sotto le ascelle assumono le dimensioni lago Michigan. Smisi di giocare con la tesa rigida del mio cappello. Il mio pensiero volava lontano, dissi: "Ci cago" poi, mi diressi verso il gabinetto. Non ero nemmeno giunto a metà (strada), quando il trillo rumoroso del telefono ruppe il silenzio. Non sobbalzai, un duro non si spaventa mai.
Flemmaticamente risposi come rispondono i duri: "pronto". Era la redazione del Cirroso che mi chiamava per una nuova missione: dovevo scortarli ad Asti. Li salutai come salutano i duri e dissi: "pronto" (i duri son duri, mica intelligenti) Mi precipitai a chiamare il mio braccio destro... ma non avendo bocca, questo non mi rispose, beh, essendo un braccio è naturale. Così telefonai allo Spina, mio fedele compagno di missioni.
Spina, tecnicamente, era un alcolizzato. Nella Gang lo chiamavano Spina perchè non era ne guercio, e quindi non si poteva chiamare IL GUERCIO, e nemmeno storpio, e quindi non potevamo chiamarlo LO STORPIO; c'erano altre trecento cose che non era per cui non potevamo chiamarlo in nessuno di questi modi, così decidemmo per chiamarlo LO SPINA. Arrivò in un lampo. Nel senso che fece un casino pazzesco, sbattendo la porta e mandandomi in pezzi il televisore. Prima di uscire decisi di prendermi uno scotch, solo che la tele non stava attaccata e mi feci uno Whisky, doppio, due volte, in due bicchieri. Era sorprendente quanto bene conoscessi le tabelline in certi casi. Scendemmo in strada e salimmo sulla mia potente auto, ovviamente Rossa, ovviamente cupè, ovviamente a gas (ma avete visto quanto costa la benzina?). Con un colpo secco il cd si chiuse e, dalle casse, la mia musica preferita riempì l'aria:
"Sono l'uomo dal whisky facile,
son criticabile ma son fatto così.
Non credete, non sono un debole,
m'han fatto abile, ma la guerra finì....
Perdonate se ho il whisky facile,
son sempre amabile,
pur se bevo così...
Scusate tanto,
se ho il whisky facile!"
Mentre sfrecciavamo lasciando traccia sull'asfalto (non ero riuscito poi ad andare in bagno) le pupe del quartiere si voltavano... dall'altra parte.
Finalmente giungemmo al luogo prestabilito all'ora x. Tirai fuori dal panciotto del gillet (gessato) il mio grosso e vecchio cipollone. Lo buttai pensando "la prossima volta 'insalata la faccio solo di pomodori", poi controllai l'ora. Il mio crono digitale segnava una grossa X. Era il momento. Dal fondo del vialone (che non è il risotto) tre sagome avanzavano verso di noi. Erano Loro! Io e Spina ci guardammo attorno. Deserto. Le tre figure cirrotiche avanzando apparivano indistinte, ondeggianti come miraggi nella calura estiva. Invece no, erano solo ciucchi. Rottame, Jaeger, e CampariColBianco ci salutarono, li salutammo e partimmo. Dedalo doveva esser amico di Jaeger poiché ci impiegammo due ore a districarci dal labirinto di stradine, colline, valli, vigne. Giungemmo infine a destinazione e ci unimmo alla banda. Una dozzina di avanzi di galera alcolizzati. Per cominciare assalimmo un ottimo ristorante. Campari riuscì persino a compiere un miracolo. Fu il primo che mi fece capire l'importanza di aver cervello. Fritto era davvero buono. Scrutai negli occhi del personaggio che avevo di fronte. Uno che doveva avrecela su con Jaeger. Lo torturava spesso. A volte lo
massacrava letteralmente. Mi trovai subito in sintonia: beveva. Non fui sorpreso dal constatare che tutta la banda Beveva. Spina creò un diversivo. Tutti si alzarono e scesero. Dopo venti minuti ci pensai su: non era un diversivo, stavano davvero andando via. Mi alzai anch'io da tavola. Ci fiondammo in cantina. Il sole non aveva cessato di rosolare le povere membra che ora, più che mai necessitavano di alcol. Ad un tratto:
fischio CHE BAMBOLA! riempiva un bel vestito di magnifico lamé, era un cumulo di curve come al mondo non ce n'è, che spettacolo, le gambe, un portento, credi a me.
"Ehi, ehi,eh" le grido, piccola, "dai, dai,dai, non far la stupida, sai, sai, sai, io son volubile, se non mi baci subito tu perdi una occasion".
Lei si volta, poi mi squadra come fossi uno straccion, poi si mette bene in guardia come Rocky, il gran campion, finta il destro e di sinistro lei m'incolla ad un lampion. fischio CHE SVENTOLA!.....
Le note di questa canzone rimbalzavano nella mia mente, mentre ormai a 45° scolavamo le ultime bottiglie di barbera.
Era notte ormai quando rientrammo in ufficio ed i lupi ululavano, ed anche Rottame e Spina come al solito.
Accesi il pc e presi a scrivere, non prima di aver versato un bicchiere del mio prezioso whisky.
Dopo tutto sono il Hic Nick, dal whisky facile, anche questa missione era andata bene.
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