IL CIRROSO
(The Cyrouse)
Periodicus tazzatorum sive ciuccorum sboccantium
Periodico aperiodico di informazione etilica, direttore, caporedattore, inviato speciale, reporter, fotografo, tipografo, editore, dattilografo, bidello e lavacessi: MAD. I nomi degli altri giornalisti leggeteli in fondo agli articoli. Pensato e stampato in località segretissima ingurgitando fiumi e fiumi di birre medie. Adesso basta, leggete il sito, beoni!!!!!!
A morte la barrique!!!
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In questo esauriente articolo, il nostro enotecnico Rottame ci spiega tutto, ma proprio tutto sui famigerati trucioli di legno nel vino e sulle barriques. Un pezzo da imparare a memoria per ben figurare coi vostri amici!

Trucioli? Barriques? Vino? Che ca**o è tutto 'sto casino? La stampa è inferocita, tutti strillano un sonoro NO ai trucioli di legno nel vino.
Perché?
Da tempo molti produttori aromatizzano il loro vino usando le famigerate barriques francesi, eppure nessuno, o quasi, reclama.
Perché?
Che senso ha spaccarsi il c*lo per mesi in vigna e fare salti mortali in cantina per fare il vino Come Si Deve per poi coprire il tutto con tannini ultra-aromatici al sapore di vaniglia... aspetta... forse ci sono! Il barrique va di moda.
O sarà mica un modo per produrre un vino piacevole partendo da una base generica o peggio scadente?
Facciamo una piccolissima disquisizione tecnica: il nostro caro Stivale è stato battezzato Enotria dagli antichi greci, mentre nell'antichità la Francia era solo la Gallia e l'America e l'Australia neanche esistevano.
Noi viviamo nella "Terra del Vino", i francesi in quella dei polli, gli americani dovrebbero chiederci scusa in ginocchio per averci distrutto i vigneti con malattie e insetti devastanti e gli australiani dovrebbero ringraziarci per avergli regalato vitigni secolari.
E la diquisizione un po' più culturale: noi il vino lo invecchiamo da sempre in botti di rovere di grande capacità, non più piccole di 750 o 1000 litri, in pochi casi rari anche da 500 o 350 litri e, soprattutto, per tanto tempo: i grandi rossi italiani, quasi tutti prodotti con una sola varietà di uva, devono essere invecchiati per almeno 3 o 4 anni. Le botti non devono rilasciare sostanze che coprano in modo rilevante il gusto e l'aroma del nostro Sopraffino Nettare, ma devono far sì che il vino assorba piccolissime quantità di aria che favoriscono decine di trasformazioni dei vari componenti, evolvendo in un prodotto migliore, più piacevole e tecnicamente stabile. In gergo squisitamente enologico, "invecchiamento" è un termine errato. Meglio parlare di "affinamento".
I nostri cugini pennuti non volanti, dal canto loro, hanno inventato la famigerata barrique, che un avvocato fallito americano ha pensato bene di usare per aromatizzare il vino. La barrique, per le sue piccolissime dimensioni, attorno ai 225 litri, rende questi assorbimenti di aria dall'esterno molto più consistenti, consentendo un'evoluzione piu celere del vino: un affinamento in barrique non dura quasi mai più di due anni. Non contenti, il legno viene tostato, in modo rilasciare quantità industriali di tannini al gusto di cono-gelato alla esigua quantità di nettare contenuta dalla botte, coprendone la maggior parte di aromi e sapori.
Se poi aggiungiamo all'equazione anche il fatto che i "grandi" vini barriccati francesi, americani e australiani sono uvaggi, ovvero più uve mescolate ad arte per ottenere il miglior risultato, a volte vendemmiati a macchina (orrore, terrore, raccapriccio e assolutamente tabù per i Grandi Vini Italiani), otteniamo il segreto del successo del vino barriccato: un vino dal gusto semplice, sempre uguale, facile da bere per il suo sottofondo di torta alla vaniglia e con almeno un paio d'anni di investimenti fermi in meno.
E noi poveri "ritals" che ci spacchiamo la schiena nei vigneti per produrre la Migliore Uva, che spendiamo denaro e fatica per vendemmiare nel modo più rispettoso possibile del Divin Frutto, che passiamo settimane a curare la fermentazione e la macerazione per avere un Nettare capace di far fronte ad anni di invecchiamento nel modo migliore possibile, siamo proprio così balordi?
Al lettore, pardon, al bevitore, l'ardua sentenza.

Ma tutta questa filippica cosa vuol significare?
Molto semplicemente che il barrique non c'entra una beneamata fava col nostro vino, men che meno i trucioli. Il nostro vino deve sapere di "vino d'uva": il Barolo, il Barbaresco e il Gattinara devono sapere di "vino di Nebbiolo" come il Brunello di Montalcino di "vino di Sangiovese". Un filo di vaniglia nei nostri vini ci può stare (del resto le Italiche Botti sono fatte con lo stesso rovere delle galliche barriques), ma poco e ben amalgamato nel mare di sensazioni tipiche dei nostri vitigni. Il gusto standard e di budino alla vaniglia lasciamolo ai sudditi d'oltralpe dell'Impero Romano e ai wannabe enologi americani e australiani.
Qual era la polemica? Ah sì, i trucioli: sono tecnicamente "Una Cagata Pazzesca"(cit. Rag. Ugo Fantozzi) perché non fanno invecchiare il vino: rilasciano solo tannini dal gusto di pasticcino alla vaniglia tanto in voga negli ultimi anni. Il loro uso prevede la sosta del nettare per qualche mese in vasche di acciaio o di vetroresina, dove il vino non può evolvere per il mancato assorbimento lento e graduale di ossigeno e per la velocità del processo. Purtroppo la scienza e la tecnica vengono in aiuto del wannabe "grande" enologo con la microossigenazione, ovvero una tecnica che consiste nel distribuire pochi grammi di ossigeno al mese per scimmiottare a tempi di record la "respirazione" del vino nelle grosse Italiche botti di rovere.
L'ho già detto che il tutto avviene in pochi mesi?

Comunque, in fondo al cuore, serbo una speranza: la legalizzazione dei trucioli potrebbe avere come effetto collaterale il selezionare ulteriormente i Buoni Produttori dai mediocri. Prego Bacco che ciò avvenga (e diamo via al sacrificio di vergini sobrie per ingraziarci il nostro dio ubriaco).
Infine io voglio, o meglio pretendo, che non solo sia obbligatorio scrivere in etichetta "affinato con trucioli di rovere", ma anche "affinato in barrique", così da poter scartare a priori i vini al gusto di gallo rosso-bianco-blu e scegliere un Autentico Vino dall'Italico Sapore.

Ricordate: i nostri vecchi han sempre detto che il vino scadente sapeva di legno, e ai loro tempi spesso era legno ammuffito; io dico che oggi sa di legno bruciato, che incidentalmente sa di vaniglia. Ovviamente con le dovute eccezioni.

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Re: A morte la barrique!!!
Scritto da Anonimo Beone il 25 Novembre 2012, 19:57

D'accordo sotto tutti i punti di vista, finalmente qualcuno la pensa come me.


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