Le pale del ventilatore smuovevano appena l'afa pesante della stanza e mi trovavo avvolto da quella che si chiama "voglia di fare un cazzo versione Hic Nick".
La differenza tra questa e la "voglia di fare un cazzo regular" sta nel fatto che nel primo caso non fai un cazzo… ma lo fai indossando un completo gessato. L'afa era dovuta solo ai 35 gradi che la vecchia megera del sesto piano, detta "vecchia megera" (appunto!), imponeva a tutti e trenta gli appartamenti del palazzo. Infatti, cazzo, fuori, i primi raggi di un sole primaverile facevano capolino tra poche, sparute nuvole, in un cielo pallido poco più che bianco. In pratica era la classica giornata di merda ed il quartiere, rigorosamente malfamato, era in totale silenzio fatto salvo un dialogo tra un gruppetto di micidiali Killer che s'udiva nitidamente fuoriuscire da una veneziana malamente abbassata.
"Ve lo dico io di cosa parla Like A Virgin".
"Parla di una ragazza che si rimorchia un tipo con una fava così: tutta la canzone è una metafora sulla fava grossa."
"Noooo macchè… Parla di una ragazza vulnerabile che… che se la sono sbattuta di sopra e di sotto. Ma poi incontra un tipo sensibile e…"
"No, No, No, No No, Mammoletta. Queste sono cazzate per turisti. Quella è True Blue. Si è così, su questo non ci piove"…
Spensi il DVX, dopo tutto "Le iene" l'avevo visto almeno 50 volte… Decisi di cambiare film e pensai "…Cosa bevi Drugo? Drugo: White Russian…" Anche "Il grande Lebowsky" l'avevo visto almeno 50 volte, ma avevo risolto il problema: avrei bevuto una adattissima bevanda ammazza budella. Da una finestra del 4° piano volò fuori un DVX ed io, con lo sguardo, lo seguii precipitare come avrebbe fatto Humphrey Bogart… Solo che lui l'avrebbe fatto dalla finestra e non così da vicino. Il tonfo fu devastante!
Ma un vero duro si sa ricomporre con classe allorché il bisogno chiama. Da lontano uno squillo del telefono ruppe l'aria "Drrinnn": era la Redazione che aveva bisogno del suo inviato… fuori dalle palle. Era un lavoro duro, pericoloso, adatto a me, dissero. Il cielo già pallido divenne ancor più pallido e, quando rientrai in casa l'afa s'era fatta più afa. Il mio White Russian invece si era fatto meno White russian poiché il mio fedele cane da poco chiamato "COOH - CH2 - CHOH = COOH… CH3 - CHOH – COOH + CO2" che sino a pochi mesi fa chiamavo semplicemente "C6H12O6 = 2 CH3CH2OH + 2 CO2", mi aveva ciucciato l'intero boccale. Lo salutai raccomandandogli di star attento alla puttanella della vicina (puttanella cagnetta della vicina, poiché la stessa vicina non è che la mollasse tanto): gli diedi una scarpata in culo come al solito e poi partii.
Quando arrivai a Parigi fui stupito che ‘sti francesi avessero inculato il mondo facendo passar per monumento un traliccio in disuso. Quando arrivai al Moulin Rouge fui molto stupito: m'immaginavo un posto pieno di mignatte, un posto di depravazione, un luogo di perdizione. A me sembrava ne più ne meno la redazione del Cirroso, comunque entrai. Una tipa mi si fece vicino menando calci volanti. "Non mi freghi" le dissi "Stai ballando il Can Can!" Lei sorrise. "No!" Mi centrò precisa in pieno muso: era la buttafuori. Il mio fascino l'aveva colpita… sul piede e lei mi rianimò con un bicchiere di liquido verde dal sapore di anice ad alta gradazione. Ne bevvi uno. Ne bevvi due. Ne bevvi tre, quattro, cinque, sei, facciamo che ne bevvi sette. Riprendendomi la guardai malizioso, le mandai il mio famoso sguardo "del cucca" e la baciai in bocca. Non fu tanto il fatto che le strappai l'apparecchio di bocca, fu piuttosto quando dissi "puttana che buona la vostra sambuca" che questa mi prese nuovamente a calci. Dopo alcune ore mi svegliai in un camerino. Dall'esterno giungevano muggiti di piacere e grida animali. Se fosse stato solo per le ultime avrei giurato che era colpa di "COOH - CH2 - CHOH = COOH… CH3 - CHOH – COOH + CO2". Non esitai e mi lanciai nel bel mezzo di un bordello di sesso in compagnia di 20 fanciulle bellissime. I miei canonici 6 secondi di fuoco li spesi bene se eccettuiamo il fatto che ce ne misi 3 a percorrere la sala e 2 a calarmi le braghe. Per lo meno non sporcai nulla. Che storia con le ballerine del can can… che momenti si piacere…
Non mi restava ora che ubriacarmi come al solito e tornare col mio articolo sulle ballerine del Moulin rouge per la Redazione. Per una volta sarebbe stato un reportaggio di successo!!!
La vecchia megera mi stava picchiando sonori ceffoni, il mio cane mi stava tirando per un gambale del gessato e la vicina di casa mi fissava con sguardo disperato.
"Guarda te se con sto freddo questo coglione doveva buttarsi dalla finestra".
Mi alzai composto, con due pacche spolverai elegantemente il completo e mi avviai su per le scale.